La Festa del Non Lavoro

Quando vivevo a Roma, sembrano millenni fa e invece sono 8 anni, festeggiavo il 1 maggio.

Non l’ho mai festeggiato prima a Milano, non lo festeggio ora.

Dice, per forza, a Roma c’è il concertone della Triade.

No. Non andavo al concertone. Mi interessava così poco il concertone che l’unica mia presenza a Piazza San Giovanni in occasione del concertone è stata il 30 aprile 2005, in compagnia di pochi compagni del Corso Rai, che ancora oggi ricordo bene perché nel bene o nel male abbiamo passato un periodo intenso, troppo breve ma divertente, con svariati pensieri da aspiranti sceneggiatori che in qualche caso ce l’hanno fatta e in qualche altro hanno appeso le scarpe (la sceneggiatura) a qualche tipo di muro e adesso ridono dentro a un bar. Chi indovina la citazione vince una sceneggiatura mai terminata.

Quindi non era la Festa dei Lavoratori che festeggiavo a Roma.

Era quella del Non Lavoro. Al Forte Prenestino.

E non ho cominciato subito. Ho cominciato nel 2007, quando stavo dal Correttore di Blogze, che invece era un aficionado del Forte. Considerate che è proprio al Forte che mi ha dato il primo appuntamento, c’era un concerto dei Radici nel Cemento, mai ascoltati prima, e quando mi ha proposto ‘vuoi venire a un concerto?’ ho risposto ‘sì’, senza manco sapere chi cantasse. Cosa non si fa per uscire con un Correttore di Blogze.

Quindi dal 2007 al 2015, mi pare, siamo andati ogni anno al Forte Prenestino a festeggiare il Non Lavoro.

Che se ci pensate bene è più trasversale. Tocca tutti. Tocca chi lavora e si riposa il 1 maggio. Tocca chi non ha un lavoro fisso e il 1 maggio è disoccupato. Tocca i liberi professionisti, perché pure loro potrebbero non lavorare, ogni tanto. Tocca chi è inoccupato di lunga durata. Tocca chi è occupato ma non risulta tra gli occupati perché gli unici contratti che gli offrono sono in nero

Tocca, soprattutto, la questione del tempo in cui non si sta lavorando. Il non lavoro è il momento in cui il tempo è nostro e lo possiamo gestire come ci pare.

Allora io di tempo da gestire come mi pareva perché mio malgrado non stavo lavorando ne ho avuto molto.

Non l’ho usato per riposare, perché sta diventando evidente che non posso riposare, non riesco, se mi rilasso collasso.

Avrei dovuto, ma niente.

Però ho fatto cose che non sono lavoro eppure sono le cose che mi definiscono meglio. Nel non lavoro ho camminato spesso in città, fotografando cose, belle, brutte, interessanti, poco interessanti, umane, inumane.

Ho visto mostre. Ho visto film, sempre meno. Sono entrata in chiese. Ho letto didascalie. Ho letto libri. Ho scritto. Mi sono seduta sulle panchine dei parchi per riposarmi qualche minuto.

Ho fatto volontariato. Ho studiato. Cose belle e cose meno belle ma funzionali. Ho girato per negozi che vendevano stronzate.

Sono stata al Forte Prenestino in mezzo a gente che mi somigliava tanto, poco o per niente, ho mangiato cibo a prezzi popolari, mi sono seduta nell’erba e ho imparato a mangiare le fave col pecorino, che a Milano quando mai succede e invece a Roma sono una cosa tipica del 1 maggio.

Con gli anni e con la merda del mercato del lavoro e soprattutto la scarsa considerazione dei lavoratori in quanto esseri umani (siamo schiavi a tutti gli effetti, non siamo persone, quando siamo sul lavoro. A volte di più, a volte di meno, persino quando non abbiamo nessuno sopra di noi siamo schiavi del nostro bisogno di lavorare) mi sono convinta che il primo maggio non debba essere la festa dei lavoratori, perché nell’essere lavoratori non c’è niente da festeggiare.

Non se il lavoro corrisponde all’idea malsana che stiamo diffondendo da secoli.

Sarebbe meglio celebrare il Non Lavoro, perché è il nostro tempo, quello che scegliamo noi senza nessuno che ci impone come trascorrerlo.

Quindi Buon Primo Maggio, buona Festa del Non Lavoro.

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